Roberto Demarchi
Forma, materia e spirito
Spazio Don Chisciotte
Via della Rocca 37, Torino
Inaugurazione giovedì 15 settembre ore 18
Dal 15 settembre al 6 novembre 2016
martedì – sabato ore 10.30 – 12.30; 15-19.
Fondazione Bottari Lattes
Via Marconi 16, Monforte d’Alba (CN)
Inaugurazione sabato 17 settembre ore 18
Dal 17 settembre al 12 novembre 2016
lunedì – venerdì ore 14.30-17; sabato – domenica ore 15.30-18.30.
Si tratta di un progetto espositivo allestito in tre sedi: Palazzo Tovegni di Murazzano (9 luglio – 21 agosto), lo Spazio Don Chisciotte a Torino e la Fondazione Bottari Lattes a Monforte d’Alba. Le tre sezioni presentano opere con temi diversi – filosofia presocratica, teologia, letteratura greca, musica – trattati da Roberto Demarchi con un intento di profonda riflessione teorica nel suo personale linguaggio astratto. Una selezione tratta da un vasto corpus di dipinti che vanno dal 2001 al 2015, esposti nelle numerose mostre realizzate dal pittore torinese e curate da critici e storici dell’arte quali Antonio Paolucci, Claudio Strinati, Luca Beatrice, opere sulle quali, negli anni, si è posata l’attenzione di scrittori e poeti come Andrea Zanzotto, Giovanni Raboni, Yves Bonnefoy, Gunter Kunert, Pavlos Matesis, Titos Patrikios ed altri che hanno sentito di dover scrivere poesie e saggi sul suo lavoro.
L’arte di Roberto Demarchi si affaccia al mondo nel 1969, con una mostra presentata da Angelo Dragone, attraverso stilemi decisamente figurativi per poi trovare, negli anni, una intensa quanto misteriosa, nel suo farsi, sintesi di forma fra materia e spirito.
“Dopo il Perì Physeos, la Genesi. Roberto Demarchi prosegue nella sua coraggiosa esplorazione dell’origine. Prima era l’origine così come è stata pensata dai Presocratici, ora è l’origine di cui parla il primo libro della Bibbia”. Così scriveva il filosofo Sergio Givone nel 2007 in occasione della mostra “GENESI”, curata da Antonio Paolucci, allora Soprintendente a Firenze e Direttore degli Uffizi, e presentata a Torino nella sede dell’Archivio di Stato.
Da allora il linguaggio pittorico astratto di Roberto Demarchi, fatto unicamente di quadrati e di rettangoli, si è declinato sulle tematiche più diverse.
Sulla letteratura: le sette tragedie superstiti di Eschilo interpretate in altrettante tavole di grandi dimensioni; da Le opere e i giorni di Esiodo il mito delle cinque età dell’uomo; nella mostra “Antologia Astratta” venticinque quadri per venticinque poeti, da Alcmane a Zanzotto.
Sulla musica: La passione secondo Matteo di Bach, gigantesco trittico presentato da Claudio Strinati alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano; alcuni notturni di Chopin; i tre tempi e quindi tre quadri della Sinfonia n.3 di Henryk Gorecki.
Sull’esistenza e sulla memoria: “Storia di un quadrato giallo”, metafora dell’esistenza in cinque quadri esposti a Milano, al Palazzo delle Stelline; “Tombeau a Sabina Spilrein”, alla memoria della grande psicoanalista trucidata dai nazisti in Russia.
Di questo articolato percorso la mostra “FORMA, MATERIA E SPIRITO”, che la Fondazione Bottari Lattes presenta a Torino, nello spazio Don Chisciotte, propone una sintesi antologica, lo scrigno di opere di “un pittore persuaso della poeticità della ragione o della razionalità della poesia. Non saprei come meglio definire la sua arte.” (Antonio Paolucci).
“Teologia figurata” è un’espressione coniata da Antonio Paolucci nel testo di presentazione della mostra da lui curata dal titolo “Genesi” , proposta nell’Archivio di Stato di Torino nel novembre del 2007.
Figurare il sacro è, da sempre, un destino ed una necessità. Dalla primitiva “Venere di Willendorf“ l’uomo ha cercato di dare figura ad un qualche cosa di ineffabile e di misterioso che figura non ha. E’ un esercizio dell’immaginazione per gettare un ponte tra una potente esigenza interiore ed un mistero che avvolge la parentesi del nostro esistere.
Nelle arti visive l’astrazione può rendere universale ciò che è particolare, non condiziona a priori l’astante, mette in comunicazione diretta il segno, la materia, il colore con la mente, il cuore, l’occhio di chi guarda.
Nella sede storica della Fondazione Bottari Lattes a Monforte la mostra “FORMA, MATERIA E SPIRITO” si declina, quindi, su tematiche tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento transitando dal vertiginoso racconto cosmogonico del Genesi agli universali annunci dei Vangeli, dal mito al fatto storico.
Demarchi, in effetti, ci fa vedere una dimensione altra ed ulteriore, una sorta di iperuranio che è assoluto presente e radicata memoria, è rigore di pensiero ed emotività fremente ma come nascosta.
Demarchi si iscrive in una tradizione di pittura astratta che ha precedenti illustri, italiani e stranieri, ma il suo modo di esprimersi è veramente unico e singolare e non può essere rapportato ad altre esperienze. Vi è nel suo pensiero figurativo astratto una sintesi singolare di speculazione filosofica e di istinto libero e scevro da qualunque intellettualismo. E’ rigoroso, il maestro Demarchi, fino ad un limite estremo che non ammette compromessi o modifiche rispetto alle acquisizioni cui è giunto (Claudio Strinati, Storico dell’arte).
I suoi dipinti accolgono la semplicità formale dell’astratto per lasciare spazio ad una più complessa articolazione concettuale. Sono interpretazioni di un mondo antico e mitologico, mettono in scena l’idealizzazione astratta dell’icona. Per questo Roberto Demarchi è un “pittore della scena”, capace di visualizzare in astrazione visiva la complessità dell’opera classica, evitando la maniera e la ripetizione. Perché, ci sembra dire, ogni quadro è un’epifania (Luca Beatrice, Critico d’arte).
Il nostro sguardo si concentra oltre il silenzio e, inquieto, penetra le ombrosità archetipiche di Roberto Demarchi… Sono spartiti pittorici rivolti alla luminosità dell’inesprimibile, in opposizione a quel raffigurato che dona, solitamente, finte certezze all’osservatore (Paolo Levi, Critico d’arte).
E’ la linea che altri hanno chiamato della “ classicità “. Forse potremmo meglio definirla la linea della ricerca (e poi della intuizione e della rappresentazione), dell’ordine insieme razionale e poetico che governa il mondo visibile. Di questa tendenza stilistica riflessiva e speculativa, fondata sulla felicità del ritmo e delle proporzioni. Sulla appagata filosofica contemplazione della natura delle cose, partecipa Roberto Demarchi, torinese (Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani).
ROBERTO DEMARCHI
Roberto Demarchi (Torino, 1951), compie studi classici e di architettura ma fin da giovanissimo si avvicina alla pittura grazie a Riccardo Chicco. La sua prima personale risale al 1969, presso la Galleria Cassiopea di Torino, con presentazione di Angelo Dragone.
Docente di storia dell’arte, architetto, studioso di filosofia, letteratura e musica, Demarchi ha svolto un’intesa attività di conferenziere.
Fra le sue numerose mostre ricordiamo “Alogia” (Torino, 1990) che segna il passaggio da un linguaggio figurativo, già attento alla potenzialità espressiva di materiali e tecniche non usuali, all’astrazione.
Nel 2001 nasce il ciclo “Perì Physeos”, oggetto di un’importante monografia con testi, fra gli altri, di Zanzotto, Raboni e Severino, che, con un linguaggio pittorico binario rigorosamente ridotto all’uso di quadrati e rettangoli, riflette sul momento aurorale del pensiero occidentale, in particolare su quello dei filosofi presocratici.
Nella mostra “Genesi” del 2007 presso l’Archivio di Stato di Torino curata da Antonio Paolucci (già Direttore degli Uffizi ed attuale Direttore dei Musei Vaticani che curerà anche, tra il 2008 e il 2009, la mostra “Genesi del Mondo e Genesi dell’Arte” nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma) Demarchi si misura, oltre che con i filosofi presocratici, con Eschilo e con l’Antico e il Nuovo Testamento.
Su temi legati al sacro sono anche le mostre di Milano (“La passione secondo Matteo” del 2011, a cura di Claudio Strinati, Pinacoteca Ambrosiana) e di Roma (“Vangeli Astratti” del 2011, a cura di Claudio Strinati, Catalogo Skira, poi riproposta a Torino al Museo della Santa Sindone).
Nel 2013 pubblica, per i tipi dell’Editore Allemandi, il volume “La Tempesta” che propone una innovativa lettura iconologica del noto dipinto del Giorgione, accompagnata da una interpretazione pittorica in astrazione.
Nel 2014 è stata inaugurata, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, la mostra “Haiku” a cura di Antonio Paolucci (catalogo Allemandi), poi riproposta nel 2016 al Museo d’Arte Orientale Chiossone di Genova, con diciassette dipinti ispirati alla poesia giapponese. Particolarmente significativa, nel 2015 a Torino, la mostra “Antologia Astratta” nella quale sono state presentate venticinque opere per venticinque poeti, da Alcmane a Zanzotto.
Info:
Spazio Don Chisciotte
Via della Rocca 37, Torino
Inaugurazione giovedì 15 settembre ore 18
Dal 15 settembre al 6 novembre 2016
martedì – sabato ore 10.30 – 12.30; 15-19.
ingresso libero
tel. 011.1977.1755 segreteria@spaziodonchisciotte.it
Fondazione Bottari Lattes
Via Marconi 16, Monforte d’Alba (CN)
Inaugurazione sabato 17 settembre ore 18
Dal 17 settembre al 12 novembre 2016
lunedì – venerdì ore 14.30-17; sabato – domenica ore 15.30-18.30.
ingresso libero
tel. 0173.789282 segreteria@fondazionebottarilattes.it
Ufficio Stampa:
Federica Mariani 345 6442955
Simona Arpellino 345 6449607
Francesca Varano 380 4698433
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