Alla Reggia di Venaria inaugurata la mostra “Mario Lattes. Teatri della memoria”

Alla Reggia di Venaria inaugurata la mostra "Mario Lattes. Teatri della memoria"

Dal 30 marzo al 7 maggio 2023 alla Reggia di Venaria si celebra il centenario della nascita dell’artista torinese con la mostra Mario Lattes. Teatri della memoria

Un percorso espositivo che getta una nuova luce sull’attività artistica di Mario Lattes, che fu scrittore, editore, promotore culturale, collezionista, incisore e pittore: la mostra Mario Lattes. Teatri della memoria, appena inaugurata alla Reggia di Venaria, approfondisce proprio quest’ultimo aspetto di Lattes, presentando una selezione di più di cinquanta opere dell’intellettuale torinese, tra cui una decina mai esposte prima. La mostra si inserisce nel programma di eventi a cura della Fondazione Bottari Lattes organizzati in occasione del centenario della nascita dell’artista. L’esposizione è visitabile nella Sezione Accademia delle Sale delle Arti al secondo piano della Reggia fino al 7 maggio 2023.

 

Mario Lattes. Teatri della memoria, con la curatela di Vincenzo Gatti, è realizzata dalla Fondazione Bottari Lattes, con il sostegno di Regione Piemonte, il patrocinio della Città di Torino e di Confindustria Cuneo, il contributo di Banca d’Alba, di Banor Sim e dell’Agenzia UnipolSai di Mondovì e il patrocinio e il contributo della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia e del Comune di Monforte d’Alba, in collaborazione con Lattes Editori.

 

La mostra.

Teatri della memoria è l’occasione per scoprire le molteplici anime di Mario Lattes, le quali si manifestano anche nella sua ricerca artistica. La mostra presenta infatti un aspetto poco indagato della sua attività, proponendo vari esempi delle sperimentazioni tecniche operate da Lattes. Non si tratta di ricerche eseguite in maniera rigorosa, accademica, ma osservando le varie opere il visitatore avvertirà l’urgenza dell’artista di comunicare anche attraverso sperimentazioni non ortodosse, come ad esempio l’unione di colori ad olio, inchiostri e tempere. Lattes è interessato soprattutto alle capacità metamorfiche del materiale, in particolare il supporto cartaceo che, con le sue reazioni anche casuali, costituisce sempre un’affascinante incognita, ideale al dispiegamento della piena creatività. Alcune delle opere maggiormente rappresentative in questo senso sono L’incendio del Regio (1963), la Figura (1983) e Le marionette (1990). Mentre il supporto cartaceo è manipolato al limite della sofferenza, l’incisione è la frontiera estrema, senza ritorno e senza colore, per celebrare il definitivo elogio dell’ombra. Proprio a questa tecnica è dedicata una delle sale della mostra, all’interno della quale si trova una selezione di opere scelte tra le centinaia realizzate da Lattes, segno che per l’artista non si trattò di una produzione episodica. Si parte dall’opera senza titolo raffigurante una bicicletta e datata alla fine degli anni ’50, in cui la ricerca è semplicemente di tipo segnico, fino alla Tartaruga del 1969 e al Don Chisciotte del 1972, in cui la tecnica utilizzata è quasi pittorica, basata sull’acquatinta e non sul segno.

Nell’ultima sezione dell’esposizione emerge un “dark side” che pulsa anche nei contesti domestici, apparentemente più consueti. Una grande teca ospita la collezione di marionette storiche di Lattes, mentre all’interno della stessa sala il pubblico troverà un manichino a grandezza naturale, nonché la presenza in molte opere pittoriche di bambole e fantocci, perturbanti testimoni di un sentimento che respinge e seduce nel contempo. Come in un teatro privato, qui l’artista mette in scena quelli che sono i suoi stati d’animo: nel Teatrino (1990), per esempio, il teatro è il luogo materiale e trasfigurato di tante fantasie di Lattes. In questo palcoscenico agiscono le sue marionette, ma può anche essere metafora del luogo dove si consumano i drammi o le commedie del gran teatro della memoria. E nel memorabile Autoritratto del 1990, scelto come immagine guida della mostra, Lattes si dipinge attorniato da questi ambigui attori: ma è egli capocomico o parte di questo ironico teatrino? Quest’opera dialoga idealmente con l’Autoritratto del 1959, anch’esso presente in mostra: qui l’atteggiamento è pensoso, quasi ascetico, intento ad una riflessione intima e profonda che coinvolge l’uomo e l’artista.

L’ingresso alla mostra è compreso in tutti i biglietti della Reggia di Venaria, fatta eccezione per quelli denominati “Castello della Mandria” e “Giardini”.

La mostra nel suo complesso si presenta al tempo stesso come un significativo traguardo e un nuovo punto di partenza: fin dalla sua nascita nel 2009, la Fondazione Bottari Lattes ha promosso numerose iniziative tratteggiando l’attività dell’artista come tessere di un mosaico, allestendo nelle sedi espositive di Monforte d’Alba e di Torino delle mostre sia collettive che personali, volte a mettere in evidenza le diverse peculiarità di Lattes, come in occasione di Pittoriscrittori (2013), Mario Lattes. Incisioni (2013), Mario Lattes su carta (2016), Antologia personale (2016), “Biblioteca” di Mario Lattes. Illustrazioni per l’antologia scolastica (2020) e ancora prima Mario Lattes, di me e d’altri possibili (2008). Parallelamente, in Italia e all’estero, sono state organizzate nel corso degli anni rassegne a lui dedicate, come Mario Lattes tra pittura e letteratura all’Istituto Italiano di Cultura di Praga nel 2014.

 

Il centenario.

L’esposizione si inserisce all’interno di un percorso che interesserà tutto il 2023, che la Fondazione Bottari Lattes dedica alle celebrazioni per i cento anni dalla nascita di Mario Lattes.

Per la ricorrenza, è stato pubblicato un volume monografico edito da Silvana Editoriale e a cura di Vincenzo Gatti, con Alice Pierobon. Il testo offre una retrospettiva sull’intera produzione artistica di Lattes, di cui la mostra presenta una significativa selezione ed è introdotto da un saggio critico a firma di Claudio Strinati. Al suo interno contiene un’ampia sezione illustrata con riproduzioni a colori di dipinti, acquarelli, gouaches e incisioni ed è corredato da apparati di approfondimento sulle sue mostre e sulla sua fortuna critica. Il volume è stato presentato mercoledì 29 marzo alla Reggia di Venaria nel corso dell’inaugurazione della mostra Mario Lattes. Teatri della memoria. 

Nel 2023 si celebrano anche i 130 anni della Casa editrice Lattes, realtà storica torinese che dalla fondazione nel 1893 a oggi ha accompagnato e formato con i propri testi scolastici intere generazioni di studenti italiani. È prevista in primavera l’organizzazione di una mostra per raccontare un pezzo di storia della città e il suo riflesso sull’Italia, curata da Marta Sironi sotto la supervisione della Casa editrice Lattes e in collaborazione con la Fondazione Bottari Lattes, la Fondazione Tancredi di Barolo e il MUSLI.

 

Biografia.

Mario Lattes (Torino, 1923 – 2001), pittore, scrittore ed editore, è stato un personaggio di spicco nel mondo culturale del capoluogo piemontese del secondo Novecento.

Durante il periodo bellico sfugge alle leggi razziali rifugiandosi a Roma e a Rieti, unendosi poi alle truppe alleate in qualità di interprete. Rientra a Torino, la sua amata e odiata città, nel 1945. Dopo la seconda Guerra mondiale dirige la Lattes Editori, fondata dal nonno Simone Lattes nel 1893. Collabora con scritti e disegni alle più importanti riviste culturali del momento e nel 1953 fonda la rivista «Galleria» poi «Questioni» diventando voce influente del mondo culturale non solo locale.

Tra il 1958 e il 1985 scrive diversi romanzi e racconti, poesie e la tesi di laurea Il Ghetto di Varsavia, raccolti nell’edizione critica Opere Olschki ed. Del 1947 è la sua prima mostra alla galleria La Bussola di Torino, a testimonianza delle maturate esperienze artistiche, nate durante il soggiorno laziale e coltivate per tutta la sua vita, come artista e collezionista. Fino alla fine degli anni novanta allestisce personali a Torino, Roma, Milano, Firenze e Bologna e partecipa con successo a due edizioni della Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Torino e di Roma oltre a diverse esposizioni collettive.

 

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