Acquisita dalla Fondazione Bottari Lattes con asta pubblica nel 2010 (dopo la messa in liquidazione dell’Associazione Premio Grinzane Cavour) per 21.000 euro, la Censa di Placido Canonica versava in condizioni di degrado a causa del crollo di gran parte del tetto e della presenza di estese crepe nei muri perimetrali. La Fondazione Bottari Lattes si è quindi impegnata a un primo intervento di messa in sicurezza che si è concluso a novembre 2014.
“È urgente – spiega Caterina Bottari Lattes, presidente della Fondazione – dare inizio ai lavori di recupero. Un primo progetto di massima prevede il rifacimento del tetto e del sottotetto, degli impianti di gronda e di raccolta delle acque e l’ingabbiatura dei muri perimetrali che tendono ad aprirsi e comporta una spesa complessiva di circa 105.000 Euro. Questi lavori sono propedeutici alla risistemazione definitiva della Censa. La nostra volontà, infatti, è quella di restituire alla comunità la vecchia osteria di Placido Canonica quale luogo di incontro e di attività culturali, oltre che museo interattivo”.
A fine 2013 – spiega Matteo Bosco, presidente “Terre del Barolo” – abbiamo compiuto 55 anni di attività, contrassegnata da una sempre attenta sensibilità verso il territorio e la conservazione della sua memoria. Non potevamo quindi rimanere indifferenti allo stato di degrado e trascuratezza di un luogo legato a vicende sia umane sia letterarie. Un luogo che ci ricorda che la malora esisteva ancora una cinquantina di anni fa, quando abbiamo fondato la Cooperativa proprio per offrire opportunità ai viticoltori di conferire le uve presso la Cantina, senza doversi affidare a costosi intermediari, assicurando così un reddito migliore agli agricoltori e frenando l’esodo dei giovani verso le città che avrebbe spopolato questi territori”.
La Censa di Placido Canonica, risalente alla prima metà dell’Ottocento, è in pietra di Langa, con il tetto in lose e i solai in legno, e alcuni dei muri sono intonacati e su questi sono ancora visibili le antiche insegne della censa.
Costruita nella centrale contrada dei Casazzi, la casa di Placido è da sempre soprannominata “la censa di Placido”, (censa=licenza=privativa, dove si vendevano i generi di monopolio: sali, tabacchi, valori bollati), cioè il classico negozio di paese, un emporio che in passato disponeva di tutto, adibito anche a bar e osteria, denominata “L’Osteria dei fiori”, con il forno per il pane sul retro. È rimasta in uso fino al 1991.
Lungamente frequentata da Beppe Fenoglio, la censa è altresì scenario e sfondo di diversi episodi narrati nelle sue opere: oltre che nel romanzo La malora (“Dovevamo sentirci piuttosto forti se, quando io ero sugli otto anni, i miei tirarono il colpo alla Censa di San Benedetto. La presero invece i Canonica, coi soldi che s’erano fatti imprestare da Norina della posta”), è presente nei racconti Un giorno di fuoco, Superino, La novella dell’apprendista esattore eIl paese, dove lo scrittore racconta le partite di pallone elastico che si giocavano nel cortile dell’osteria. Come osservano alcuni studiosi dello scrittore albese, le mura della censa sono il luogo in cui è custodito il vero spirito della Langa fenogliana.
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