I teatrini di Via Calandra
Se lo studio è il grembo accogliente che attende dall’artista d’esser fecondato, la dimensione domestica è il laboratorio dove le emozioni si distillano e dove le urgenze creative possono covare sotto le ceneri di una quotidianità nutrita dallo sfarinarsi dell’esistenza.
Descritte o dipinte, le stanze di Mario Lattes (universo personale, sfuggente e umbratile) potrebbero ospitare l’estro di Buzzati o Landolfi o evocare illustri discendenze di pittura visionaria, da Moreau a Khnopff, da Redon a Ensor.
Lattes dimorava in via Fratelli Calandra a Torino (non al sole livido delle Fiandre) e tuttavia sappiamo come la capitale sabauda possa fingere e dissimulare tormenti sotto la patina del decoro borghese. Esistono draghi di ferro battuto a sorvegliare portoni e pipistrelli a reggere balconi in questa città, e ben lo sapeva il “sulfureo” Cremona.
E’ logico che un intellettuale dotato d’ipersensibilità poetica come Lattes, differenziandosi da modelli possibili e contiguità probabili, abbia colto i fremiti di questo “dark side” torinese in lucida e feconda lateralità.
Sapeva ascoltare il cuore segreto della città: basta girare l’angolo , in certe ore e in certi giorni, per capire che anche i tetti, le finestre, i muri possiedono una loro vita segreta.
Così possono vivere le marionette che recitano negli ambigui teatrini del pittore; ma è una crudele parodia , un’illusione come illusorio è quanto accade in palcoscenico.
Quelle che potrebbero apparire come malinconiche nostalgie di sogni infantili, sospesi tra paure e stupori, svelano presto la beffarda, dolorosa finzione: “…i ricordi sono cicatrici di memoria…” scrive Lattes.
Queste ferite cercano comunque lenimento: anche se rimangono i segni profondi, la complessa trama pittorica che vela e ricopre, mostra e nasconde, lamenta ed afferma, certamente indica strade lungamente tentate, cammini segnati dalla consapevolezza del dubbio ma attesta infine il fiducioso abbandono alle ragioni dell’arte.
Del gran teatro del mondo (e in questo l’artista è profeta) c’è poco da dire. Nel 1990 Lattes si ritrae circondato dalle marionette, proponendoci l’estrema ambiguità: capocomico che manovra i fili o marionetta anch’egli come tutti noi?
Vincenzo Gatti
Mostra alla Fondazione Montis Regalis di Mondovì, dal 2 al 16 luglio 2011
Recommended Posts
Al Meis di Ferrara, due opere di Mario Lattes
Marzo 29, 2024
I mondi di Mario Lattes #2
Luglio 11, 2023
Questo contenuto non è visibile senza l'uso dei cookies.
Questo contenuto non è visibile senza l'uso dei cookies.
Utilizziamo cookies per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico. Leggi la nostra Cookie policy.
Clicca su "Accetta cookies" o continua la navigazione per consentirne l'utilizzo. Potrai in qualsiasi momento revocare il consenso usando il pulsante "Revoca consesno ai cookie" nel piede del sito.