SOLIDARIETÀ A ROBERTO SAVIANO, ANTONIO SCURATI, LUCIANO CANFORA, EDOARDO CAMURRI E MARINO SINIBALDI

SOLIDARIETÀ  A ROBERTO SAVIANO, ANTONIO SCURATI, LUCIANO CANFORA,  EDOARDO CAMURRI E MARINO SINIBALDI

La Fondazione Bottari Lattes desidera esprimere solidarietà a Roberto Saviano, la cui trasmissione Insider è stata commissionata, annunciata e poi inspiegabilmente oscurata, a Luciano Canfora, citato in giudizio per le sue parole sulla presidente del Consiglio, ad Edoardo Camurri, la cui trasmissione Alla ricerca del ramo d’oro è stata chiusa nonostante gli accorati appelli, a Marino Sinibaldi, non confermato a capo del Centro per il libro e la lettura a seguito delle sue dichiarazioni durante la puntata di Dimartedì in cui si parlava di censura, e ad Antonio Scurati, per la cancellazione del suo monologo per il 25 aprile.

La figura di Mario Lattes, perseguitato prima, impegnato in qualità di interprete a fianco degli alleati poi, intento nel dopoguerra a ricostruire la casa editrice e ad aprire le porte ad autori stranieri, a trasformare spazi di impresa in occasioni espositive, ad animare riviste, ad accompagnare i cambiamenti della scuola ponendosi accanto alle docenti e ai docenti nella riforma della scuola media e in tutte le sue successive trasformazioni, impone a chi per Statuto deve diffonderne la memoria, di non rimanere in silenzio in quella che ha tutta l’aria di essere una fase di oscurantismo intellettuale e di epurazione di voci giudicate scomode o poco accomodanti.

 

Nell’Incendio del Regio, nel 1976, Mario Lattes scriveva:

“Siamo in un’epoca di transizione, questo sì però. È un’epoca di transizione, dicono.

Ma, quello che non dicono, è dove si va e dove si viene. Perché ci sia transizione ci vuole destinazione e provenienza, mi pare. Dicono di transizione e basta, prendono un’aria misteriosa, rassegnata”.

 

Come collettività che anima una fondazione culturale, teniamo presente la provenienza da un Novecento che sembra voler tornare o non essere mai finito e ci sentiamo di dover cooperare ad una direzione plurale e democratica, lontana anni luce dalla redazione di liste dei nemici. Non nella rassegnazione ma nel farsi ponte tra generazioni e memento perché gli errori del passato non siano ripetuti, la Fondazione Bottari Lattes radica da anni la propria esistenza.

 

Dall’intervista riguardo al libro l’Incendio del Regio, pubblicata su Stampa Sera (1975):

– Che cosa voleva significare questo libro?

– La paura di questo mondo che è andato in pezzi. Tuttavia, nella guerra, c’erano redini precise. La guerra decideva per noi mentre in tempo di pace, in una pace come questa, le decisioni ci cadono addosso. Dobbiamo rifare il mondo ogni giorno, o perlomeno atteggiarci in qualche modo, e questo mi spaventa.

 

Da Il Borghese di ventura, 1975:

“Il Professore ha paura e stabilisce regole precise. Devo stare in casa. Se viene qualcuno, chiudermi in camera. Uscire, al massimo due passi nel vialetto posteriore che nessuno vede. Mai sullo spiazzo davanti, mai al cancello. Il Professore ha paura, il Commendatore – poi – era addirittura terrorizzato. Di me. Ci rifletto, su questo. Mi faccio paura anch’io, oramai. Solo che loro possono tenermi lontano. O tentare. Il Commendatore c’è riuscito. Io no, invece. Gli altri possono salvarsi, se mi evitano. È come il cartello del treno: per uno è pericoloso, lo si avverte, sappia regolarsi: per un altro niente, nicht, don’t. Era diversa, la gente, prima, quando non c’era pericolo. Ogni cosa ha un suo limite, si capisce, bisognava pur saperlo”.

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