A far di Lattes un pittore non dev’essere stata l’ultima spinta lo stupore, anzi lo strabilio che gli dette la visione abbagliante del mondo, perduto al momento dell’adolescenza e finalmente riguadagnato dopo la lunga tenebra: può immaginarsi con quanto slancio di gratitudine e con quale trabocco di cuore. Davvero era stata, la sua, una fuga attraverso il labirinto, sdipanando il filo periglioso dell’esistenza: ma, uscitone vivo, di quella tenebra gli restò molta ingrommatura nell’anima, e a tal punto che la luce ritrovata là fuori poté stemperargliela, ma non ripulirgliene del tutto lo sguardo, mai.
Da Mario Lattes, Libero De Libero
Autore notturno e raffinato, capace di dare vita a immagini oniriche e a fantasmi “illuminati dal centro del colore: una luce insospettata che crepita dai carboni spenti, che viene dalle ossa dei sepolcri, dalla polpa dei minerali, dai cunicoli e dalle grotte”, Mario Lattes ha sperimentato tecniche e linguaggi eterogenei con i quali ha espresso il dolore dell’esistenza e la propria rivendicazione di libertà da ogni pregiudizio. L’opera di Mario Lattes, sempre preziosa e complessa, attraversa momenti d’ispirazione ora astratta ora espressionista per approdare a suggestioni surrealiste senza che mai un’etichetta possa pesare sulla sua opera, recitando su essa un giudizio definitivo.
Ombre, crisalidi, nature morte, fantasmi, popolano le tele di Mario Lattes. Gli oggetti e le figure sembrano talora farsi strada tra veli di impalpabili tessuti o tra ali di farfalle notturne, talora cristallizzarsi in un gesto da fiaba come negli acquarelli La caduta di Marte 1982 o L’uomo che gesticola solo 1986.
Le contraddizioni della vita, “l’inesplicabile dolore della nostra giornata”, le memorie e la consapevolezza della propria frammentata identità, la difficoltà di “trattenere” la vita o semplicemente i fatti, che colano tra le smagliature di quello straccio bucato che è l’uomo, la ribellione alle idee preconfezionate, alla volgarità delle mode e il carattere internazionale, sono la cifra distintiva della produzione pittorica di Mario Lattes.
Nella vita, come nella tecnica dell’acquaforte, ci si dimentica delle realtà fondamentali, delle leggi fisiche ed esistenziali:
Non confondere le fiasche
dell’acido: una
lo zinco, e una il rame.
Il segno (attenzione!)
verrà stampato a rovescio:
disegnare al contrario,
specie se si tratti di parole.
Se era debole
o troppo fondo il segno
solo il torchio lo dirà.
In ogni caso, sempre a rovescio.
Attenzione.
Ma poi spesso ci si dimentica.
L’uomo viene colto in fallo di fronte all’arte e alla vita, nonostante ne conosca le regole e nonostante le regole sembrino semplici. Si fallisce quindi proprio nelle cose più banali, nelle cose a cui l’uomo dovrebbe essere rassegnato. Spesso ci si dimentica della vera natura della vita, ci si dimentica di come tutto vada fatto a rovescio, della sua contraddittorietà.
È quindi a ragione che, i critici, hanno concordato nel definire il valore esistenziale dell’arte di Mario Lattes.
Così lo stesso Lattes si riferiva all’accoglienza riservata alle sue opere
La mia pittura non piace, ma, prima ancora, non piaccio io. Che pittore può essere uno che fa l’industriale, assai più noto come tale che come artista, e che va tutte le mattine in ufficio, firma bilanci, distribuisce dividendi? Che è ricco?Un mercante di Parigi mi diceva: vous êtes trop, Monsieur… e aveva ragione. Quel “Monsieur” è l’epigrafe sulla mia tomba d’artista.
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