Omaggio a Mario Lattes al Salone del libro

Ritratto fotografico Mario Lattes

Scrittore, pittore, editore e animatore di proposte culturali: figura poliedrica e culturalmente feconda quella di Mario Lattes, intellettuale nato a Torino nel 1923 e scomparso nel 2001. Lo ricordiamo al Salone del Libro con Bruno Quaranta e Paolo Mauri.

Per rendere omaggio alla sua multiforme attività, la Fondazione Bottari Lattes lo ricorda al Salone Internazionale del Libro di Torino, venerdì 11 maggio (ore 18, Spazio Autori B) con l’incontro Mario Lattes: scrittore, pittore e intellettuale torinese.
Intervengono Giorgio Bárberi Squarotti, critico e poeta, Valter Boggione, saggista e docente, Paolo Mauri, giornalista e saggista, Bruno Quaranta, critico letterario. A coordinare l’incontro è Caterina Bottari Lattes, già moglie di Mario, presidente della Fondazione Bottari Lattes, fondata nel 2009 a Monforte d’Alba (Cn) per promuovere progetti culturali di respiro sia territoriale sia internazionale, dedicati soprattutto ai giovani.

L’incontro sarà l’occasione per presentare al grande pubblico del Salone il romanzo più conosciuto di Mario Lattes, L’incendio del Regio, riportato in libreria nel 2011 dalla Fondazione Bottari Lattes e da Marsilio Editori, a dieci anni dalla morte dell’autore e a trentacinque anni dalla prima pubblicazione Einaudi (pp. 160, euro 12,50).

L’incendio del Regio (Marsilio, 2011), che entrò nella cinquina del Premio Strega, mette in scena la tragica esistenza del protagonista, di ispirazione autobiografica, che non riesce a ritrovare una serena quotidianità dopo la Seconda guerra mondiale. L’io narrante parte dal ricordo dell’8 febbraio 1936 – giorno in cui il Teatro Regio di Torino viene distrutto da un violentissimo incendio –, per rispolverare i ricordi dell’infanzia e seguire il percorso della sua vita: la morte della madre alla sua nascita, i problemi dell’inserimento nel lavoro e dei rapporti con colleghi e conoscenti, il matrimonio, la nascita di una figlia.
Attraverso l’ironia e il sarcasmo, Lattes mette a fuoco il male: non solo il male del mondo, ma anche quello che, nel proprio inconscio, il protagonista sente come punizione per la morte della madre. Quasi tutti i personaggi del romanzo sono negativi. «I suoi protagonisti – afferma Ernesto Ferrero nella sua prefazione – si raffigurano come dei borghesi inetti, al pari degli antieroi di Svevo: uomini senza qualità, incerti della propria identità, ma quasi compiaciuti di non averne una, sradicati che non sentono il bisogno di ritrovare le proprie radici».

 

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