Tavola rotonda “Il Ghetto di Varsavia
e il tema della Shoah”

Presentazione del libro Il ghetto di Varsavia di Mario Lattes

Giovedì 19 novembre alle ore 21 presso la Comunità Ebraica di Torino si tiene una tavola rotonda sul tema della Shoah partendo dal volume Il Ghetto di Varsavia di Mario Lattes donato, in quest’occasione, alla biblioteca della Comunità.

Si confronteranno sul tema:

  • Giacomo Jori, curatore del libro Il Ghetto di Varsavia e Professore dell’Università della Svizzera italiana
  • Alberto Cavaglion, Professore dell’Università di Firenze
  • Dario Disegni, Presidente della Comunità Ebraica di Torino

A seguire un reading musicale, interpretato dal maestro Ubaldo Rosso. La lettura di alcune pagine tratte da Il Ghetto di Varsavia s’intreccerà con l’esecuzione al flauto di melodie ebraiche.

Il Ghetto di Varsavia, già presentato al Salone del Libro 2015, è un libro ritrovato, il più completo e ampio saggio sul Ghetto di Varsavia scritto da un autore italiano. Mario Lattes approfondì per questo lavoro le più importanti pubblicazioni internazionali sul tema, intervistò testimoni, ancora in vita, dell’immane genocidio, e condusse personali ricerche presso gli Archivi di Varsavia. È il frutto maturo dell’impegno di un intellettuale e artista poliedrico.

La casa editrice Einaudi, nel 1963, nonostante un contratto firmato, non arrivò alla pubblicazione del libro; ancora troppo vivo il senso di colpa dei sopravvissuti, la casa editrice non fu pronta ad affrontare con lucidità gli anni recenti della II Guerra Mondiale e una ricostruzione, come quella proposta da Lattes, che “toglie ogni mitologia ai fatti”, “nulla attenua sugli Ebrei che hanno collaborato” e sul pavido comportamento dei cattolici polacchi. A testimonianza di ciò non possiamo dimenticare anche il rifiuto di Einaudi di pubblicare, in quegli anni, Se questo è un uomo di Primo Levi. Il Ghetto di Varsavia fu uno dei “magnifici” campi di prova della malvagia intelligenza nazista. Come sostiene Lattes scrivere sul Ghetto di Varsavia significa “dimorare nella morte” e “capire di non intenderla”.

Fra gli orrori che i nazisti procurarono agli Ebrei ci fu quello di costringerli a vivere nascosti, molti si rifugiarono nelle fogne, molti, pur di salvarsi la vita, denunciarono  i loro compagni di fede. Costringere un popolo a diventare lotta di uomini, nemici l’uno dell’altro, credo sia stato, tra gli orrori, l’orrore più grande, sottolinea ancora Caterina Bottari Lattes.

Mario Lattes, pur non essendo sionista, sosteneva che l’antisemitismo poteva finire solo se si fosse costituito uno stato in cui tutti gli ebrei avrebbero potuto vivere. Il suo desiderio, come ricorda Caterina Bottari Lattes, era di uno stato di Israele che potesse pacificare Ebrei e Palestinesi che per tanti secoli erano vissuti assolutamente in pace.

Il Ghetto di Varsavia, secondo l’analisi di Mario Lattes, è la testimonianza della possibilità della scelta: “Essere per la morte, essere per la vita”. Ancor oggi dopo gli ultimi tragici accadimenti di Parigi questa sollecitazione è più attuale che mai.

La Fondazione Bottari Lattes ha promosso la pubblicazione di questo libro con l’obiettivo di divulgare e rendere accessibile un’opera fondamentale per la conoscenza e la presa di coscienza di una tragedia che non possiamo semplicemente relegare nelle teche della memoria, ma dobbiamo invece conservare come vivido monito sul presente e sul futuro.
Il Ghetto di Varsavia si affranca dalla dimensione epica del racconto nel rispetto dei confini della ricostruzione storica. La Tesi di Lattes restituisce il dettaglio di come l’orrore organizzato possa farsi criterio e misura delle relazioni umane. Una dimensione dell’orrore che vorremmo poter considerare disumana e per ciò stesso eccezionale, ma che è invece terribilmente umana e per ciò stesso ripetibile.

I Numeri del Ghetto di Varsavia

  • 1931. Il Censimento ufficiale conta in Polonia 3.117.449 cittadini di confessione israelita; al termine della guerra i sopravvissuti sono 40-50.000.
    Novembre 1939. Gli Ebrei di Varsavia sono 359.827
  • 15 novembre 1940. Il Ghetto di Varsavia viene chiuso ermeticamente, 15 giorni prima tutti i cristiani abitanti nel ghetto devono abbandonarlo obbligatoriamente.
  • Maggio 1941. Il Ghetto di Varsavia conta 420.000 ebrei.
  • 12 luglio 1942. Il Presidente dello Judenrat (Il Consiglio Ebraico) Cerniakov alla richiesta delle SS di portare il numero dei deportati da 5000 a 7000 al giorno si suicida con il cianuro. Dopo poco tempo il numero cresce a 10.000 al giorno.
  • 22 luglio del 1942. Gli abitanti del ghetto sono 380.000. Il Consiglio ebraico rende noto l’ordine di deportazione all’Est. Entro il 3 ottobre verranno deportate 310.000 persone.
  • 5 agosto 1942. Ordine di sterminio per il ghetto.
  • 21 settembre 1942. Il Ghetto è ridotto alla metà della sua superficie. Più di tre quarti della sua popolazione sono già stati deportati.
  • 20 ottobre 1942. Formazione del Comitato Coordinatore dei movimenti della Resistenza ebraica.
  • 18 gennaio 1943. Inizio della seconda deportazione. Prima resistenza ebraica. Non rimangono nel Ghetto che 40.000 ebrei.
  • 19 aprile-26 maggio 1943: Liquidazione del Ghetto. Insurrezione ebraica. Il ghetto è bombardato, messo a fuoco, raso al suolo. Sulla sua area sorge un campo di concentramento per 2000 prigionieri ebrei e cristiani.

La guerra sta ormai per finire e, a dirvi la verità ho un poco paura di questa fine: soltanto allora la tragedia ebraica apparirà in tutta la sua vastità” – Mario Lattes.

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